Lo ammetto, sono un tifoso di Twitter. Mi ha sempre fatto simpatia, anche nei momenti più avversi. Nonostante i continui ammiccamenti ad altre piattaforme, fatti nel tentativo di replicarne i successi, sono convinto che possieda una diversità intrinseca che, alla lunga, verrà premiata anche dal grande pubblico.
Già, il grande pubblico. Il problema di Twitter è che non cresce, dicono. Eppure Twitter un grande pubblico l’ha sempre avuto e continua ad averlo. Tutti conoscono Twitter, anche se non lo utilizzano. Tantissimi lo seguono, anche se non si collegano alla piattaforma.
La verità è che, veicolato da televisioni e media companies, Twitter si è insinuato nella vita di tutti noi in modo molto intimo e pervasivo.
Io non seguo Gasparri, il Papa o Edward Snowden su Twitter, ma non ho bisogno di collegarmi alla piattaforma per leggere i loro tweet più rilevanti e popolari (stesso discorso vale anche per l’utente @loremipsum di Canicattì): ne parlano i telegiornali, vengono trasmessi durante i talkshow, ripresi da giornali e siti di news, etc.. Ma, aspetto ancor più importante, sono tweet che arrivano in modo raccontato, argomentato e contestualizzato, al netto di tutto il rumore circostante. Per l’utente/consumatore è un’esperienza decisamente più appagante di quella vissuta “lato piattaforma”, anche se con la tv non è possibile commentare o retwittare quel contenuto. Alla faccia dell’engagement.
Il problema degli utenti con Twitter è proprio dovuto alla sua esperienza d’uso. Il flusso cronologico dei contenuti nella timeline impone una presenza costante e frequente sulla piattaforma, se si vuole essere certi di non perdersi niente di importante, e questo risulta un gran limite. Certo, noi utenti esperti abbiamo escogitato sistemi ed appreso tecniche per aggirare l’ostacolo, ma il grande pubblico semplicemente non ha tempo e motivazioni per spendere tutto questo tempo sulla piattaforma.
Abbiamo quindi da un lato un consumo planetario, curato ed alimentato dalle media companies, che si svolge fuori dalla piattaforma e genera valore per il pubblico, ma non per le tasche di Twitter. Dall’altro, una piattaforma che stenta a crescere a causa di problemi di identità ed esperienza d’uso. Un bel problema. Ma forse, l’uccellino ha finalmente trovato la quadra.
Un colpo di fulmine
Se ne parla da giugno, il nome in codice era “Lightning”, il piano che Twitter stava escogitando per raccogliere tutta la sua audience – utenti loggati e non – attraverso un accesso istantaneo a contenuti multimediali di qualità raccolti intorno ad un evento. Pochi giorni fa, quasi in contemporanea con il ritorno di Jack Dorsey nelle vesti di CEO e salvatore della patria, è stato finalmente lanciato.
Si chiama Moments e promette di regalare il meglio di Twitter in un istante, con un semplice tocco sulla nuova tab con l’icona a forma di fulmine:
Cliccando su Moments si accede un elenco di storie di rilevante attualità. L’elenco si aggiorna quotidianamente ed è filtrabile per argomenti (intrattenimento, news, sport, etc.). Ogni Momento viene introdotto con un titolo ed una descrizione ed una volta avviato, si inizia a sfogliare una storia composta da testi, immagini, video, Vine e GIF che partono in auto-riproduzione e a tutto schermo:
Ciò che colpisce subito è l’esperienza d’uso. Con Moments la fruizione è molto più efficace, intuitiva ed appagante, in particolare da mobile. Pensate per un attimo ai Trending Topics e a quella cascata di informazioni senza nè capo nè coda. Con Moments non si scorre più dall’alto verso il basso, ma da destra a sinistra con la storia che si dispiega attraverso contenuti multimediali visualizzati a tutto schermo. Si può interagire con ogni contenuto e alla fine, condividere l’intero Momento: il che equivale a condividere un racconto completo e non più un singolo frammento decontestualizzato.
Inizialmente, i contenuti saranno per la gran parte curati e confezionati dallo staff di Twitter, insieme ad alcuni partner selezionati come Bleacher Report, Buzzfeed, Entertainment Weekly, Fox News, Getty Images, Mashable, MLB, NASA, New York Times, Vogue e il Washington Post. Una bella garanzia di qualità quindi, che promette di silenziare tutto il rumore inutile per presentare ciò che è davvero interessante:
Moments is designed to help people find great content on Twitter. Our own curators do not act as reporters or creators of original content; instead, they organize and present compelling content that already exists on Twitter in a straightforward, easy-to-consume way.
Twitter promette di allargare presto la base dei curatori a nuovi partner, così come auspicabilmente, aumenteranno gli usi creativi dell’applicazione (pensate ad una possibile integrazione di Periscope).
Seguire le storie, non le persone
Ma la funzione per me più interessante è la possibilità di seguire un Momento: Twitter alimenterà la vostra timeline di nuovi tweet, update e notifiche relative a quell’evento, fin quando si renderanno disponibili.
In parole povere, seguo il Tour Mondiale degli U2, non l’account degli U2. Da tutte le angolature e da molteplici punti di vista.
Ecco, forse è questo che potrebbe restituire a Twitter un’identità vincente, unica e differenziante. Qualcuno potrebbe obiettare che qualcosa di simile esiste già (Snapchat Stories, Facebook Stories, Storify, etc.), ma Twitter gode di quel vantaggio intrinseco dovuto all’essere… Twitter.
Se Facebook è IL social network per le persone, Twitter può diventare il social network delle storie. Uso il condizionale perché come per ogni esordio, ci sarà bisogno di vedere come verrà accolta ed usata la novità da parte degli utenti. Ma sono convinto che il passo sia nella giusta direzione.
E allora, forza Twitter: è arrivato il tuo Momento!
FONTI: TechCrunch – Twitter Debuts Moments